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Classifica campionato di Serie A
Squadra Pti Squadra Pti
Inter 86 Monza 43
Milan 69 Genoa 39
JUVENTUS 64 Lecce 35
Bologna 62 Cagliari 32
Roma 55 Empoli 31
Atalanta 54 Verona 31
Lazio 52 Udinese 28
Napoli 49 Frosinone 28
Fiorentina 47 Sassuolo 26
Torino 46 Salernitana 15
Classifica completa, risultati, calendario
Le prossime gare in calendario
Data/Ora Cmp Partita
27.04 18:00 A Juventus-Milan
05.05 20:45 A Roma-Juventus
12.05 15:00 A Juve-Salernitana
15.05 21:00 Ita Juventus-Fio/Ata
19.05 15:00 A Bologna-Juventus
26.05 20:45 A Juventus-Monza
       
       
       
       
Calendario completo
Tutte le partite ufficiali della stagione
G. Pti Vit Par Sco Fat Sub  
19 44 13 5 1 35 11 C
18 29 8 5 5 25 18 F
0 0 0 0 0 0 0 N
37 73 21 10 6 60 29 T
Ultime 10 gare ufficiali
Data Cmp Partita Ris
25.02 A Juventus-Frosinone 3-2
03.03 A Napoli-Juventus 2-1
10.03 A Juventus-Atalanta 2-2
17.03 A Juventus-Genoa 0-0
30.03 A Lazio-Juventus 1-0
02.04 Ita Juventus-Lazio 2-0
07.04 A Juventus-Fiorentina 1-0
13.04 A Torino-Juventus 0-0
19.04 A Cagliari-Juventus 2-2
23.04 Ita Lazio-Juventus 2-1
Punti 13 - Vinte 3 - Pari 4 - Perse 3
Gol fatti 12 - Gol subiti 11 - Vedi tabellini
Tutte le partite ufficiali della stagione
M Giocatore Pre Min Pan Gol
5 Locatelli M. 36 2983 2 1
3 Bremer 35 3144 1 2
16 McKennie 34 2708 5 -
27 Cambiaso 34 2332 8 3
9 Vlahovic 1 32 2234 7 17
1 Szczesny 31 2790 4 -25
4 Gatti F. 31 2584 6 4
7 Chiesa 31 2104 6 8
25 Rabiot 30 2581 1 4
11 Kostic 30 1971 9 -
22 Weah 30 1105 22 1
14 Milik 1 30 905 22 7
6 Danilo 29 2451 3 1
15 Yildiz 27 849 28 3
20 Miretti 23 1144 19 2
17 Iling-Junior 23 666 34 1
18 Kean 18 594 12 -
12 Alex Sandro 17 732 17 -
24 Rugani 16 1112 25 3
26 Alcaraz 9 239 8 -
41 Nicolussi 8 283 34 -
36 Perin 6 540 26 -4
21 Fagioli 6 341 5 -
47 Nonge 4 49 24 -
10 Pogba 2 52 3 -
2 De Sciglio 1 45 5 -
13 Huijsen 1 12 16 -
39 Sekulov 1 10 1 -
45 Cerri L. 1 6 1 -
23 Pinsoglio 0 - 37 -
33 Djalò 0 - 13 -
38 Daffara 0 - 3 -
49 Scaglia S. 0 - 3 -
50 Hasa 0 - 2 -
30 Soulé 0 - 2 -
43 Crespi 0 - 1 -
42 Garofani 0 - 1 -
40 Mancini 0 - 1 -
44 Muharemovic 0 - 1 -
28 Barrenechea 0 - - -
32 De Winter 0 - - -
26 Kaio Jorge 0 - - -
48 Mulazzi G. 0 - - -
Contributo reparti in fase realizzativa
Difesa 10 - Centrocampo 11 - Attacco 36
Altre statistiche
Giocatori utilizzati 29 (almeno 1 pres.)
Giocatori in gol 14 (48,28%)
Rigori segnati 4 - Sbagliati 2 - Parati 1
Ammonizioni 83 (21 giocatori)
Espulsioni 2 (2 giocatori)
Tutte le statistiche
La Juventus dal 1900 ad oggi
Gare ufficiali   Serie A
4.557 Giocate 3.071
2.498 (54,82%) Vittorie 1.692 (55,10%)
1.161 (25,48%) Pareggi 826 (26,90%)
898 (19,71%) Sconfitte 553 (18,01%)
8.158 Fatti 5.350
4.442 Subiti 2.898
C. Europee   Era 3 pti (uff.)
508 Giocate 1.535
279 (54,92%) Vittorie 917 (59,74%)
112 (22,05%) Pareggi 358 (23,32%)
117 (23,03%) Sconfitte 260 (16,94%)
864 Fatti 2.701
467 Subiti 1.361
Tutti i numeri della Juventus
Top 10 - All Time (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
705 Del Piero 290 Del Piero
685 Buffon 179 Boniperti G.
561 Chiellini 178 Bettega R.
552 Scirea 171 Trezeguet
528 Furino 167 Sivori
502 Bonucci 158 Borel F.
482 Bettega R. 130 Anastasi
476 Zoff 124 Hansen J.
459 Boniperti G. 115 Baggio R.
450 Salvadore 115 Dybala
Classifiche complete
Top 10 - Rosa attuale (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
326 Alex Sandro 40 Vlahovic
248 Szczesny 34 Pogba
207 Rabiot 30 Chiesa
192 Danilo 22 Kean
190 Pogba 21 Rabiot
146 Rugani 16 Milik
130 McKennie 15 Alex Sandro
128 Locatelli M. 13 McKennie
125 Chiesa 11 Rugani
121 Kean 9 Danilo
Classifiche complete
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Pubblicato il 20.01.2005

Lo schianto di Monaco

di Bidescu
Qualche anno dopo Superga, dove perì il “Grande Torino”, il 6 febbraio 1958, il calcio inglese fu colpito da una gravissima sciagura aerea.
Il Manchester United, guidato dal famoso Matt Busby, è di ritorno da Belgrado, dove ha pareggiato (3-3) contro la Stella Rossa, nella gara di ritorno della Coppa dei Campioni, superando così il turno. L’aereo è un “Elizabethan” del tipo “ex British European Airways” rinominato “Airspeed Ambassador, può trasportare fino a sessanta passeggeri ed ha due motori per ala; sta riportando in patria giocatori ed accompagnatori, e fa scalo all’aeroporto “Riem” di Monaco di Baviera per fare rifornimento, una formalità, se nel frattempo non fosse cominciato a nevicare.
Terminate le operazioni di rifornimento, l’aereo compie due vani tentativi di decollo ed entrambe le volte i passeggeri vengono fatti scendere per far ispezionare il mezzo dai tecnici. Al terzo tentativo l’apparecchio si stacca dal suolo senza tuttavia prendere decisamente quota; i motori, probabilmente, non raggiungono la potenza necessaria, sia per le cattive condizioni atmosferiche sia per la pista coperta di neve e così, dopo aver sfiorato la cima degli alberi alla fine della pista, il bimotore della “B.E.A.” scoperchia la casa di un sobborgo di Monaco precipitando sul fianco di un capannone adibito a deposito di benzina e di olio. Immediatamente si sprigionano fiamme altissime, l’incendio si propaga sulla carcassa dell’aereo, le cui ali si sono staccate, facendo esplodere uno dei motori. La fusoliera, per fortuna, non prende fuoco e molti membri dell’equipaggio tornano fra le macerie per soccorrere i feriti.
Al momento dell’incidente stava nevicando e la visibilità era intorno ai due chilometri. Le autorità tedesche, dopo breve investigazione, attribuiscono la causa scatenante dell’incidente, alla presenza di ghiaccio sulle ali ed al pilota, responsabile delle ali stesse, piuttosto che alla gestione dell’aeroporto, responsabile a sua volta delle condizioni della pista. Ci vollero dieci anni prima che le reali cause dell’incidente venissero accertate. Come per la maggior parte dei velivoli “high wing”, la fusoliera è vicina a terra ed il fatto che la neve sciolta venga lanciata in aria dalle ruote, la rende particolarmente vulnerabile. Le indagini iniziali sembra abbiano ignorato prove vitali: a quel tempo non si conosceva molto riguardo alla neve sciolta sulla pista ed ai suoi effetti ritardanti per il velivolo. La pista di “Riem” non era ben drenata e vi si potevano formare larghe pozze. Le indagini furono ostacolate da quattro pollici di neve caduta fra il momento dell’incidente e l’arrivo della squadra investigativa, ci fu anche confusione a causa di problemi minori ai motori causati dai due precedenti tentativi di decollo, poi abbandonati.
A bordo dell’aereo, compresi i sei membri dell’equipaggio, vi erano 44 persone, 23 delle quali scampate; tra i superstiti, lo stesso Matt Busby, costretto comunque a molti mesi di degenza in clinica prima di poter riprendere il ruolo di grande manager del Manchester United. La sciagura di Monaco determina, oltre a una grande commozione per le vittime, un bilancio crudamente negativo per il calcio inglese.
Sette giocatori morirono sul colpo: il capitano Roger Byrne, titolare in Nazionale da quattro anni; il centravanti Tommy Taylor, il migliore che allora vantasse l’Inghilterra; il giovanissimo mediano Eddie Colman, a ventun anni già tra i più rinomati d’Europa nel suo ruolo; l’ala sinistra (anche della Nazionale) David Pegg; Billy Whelan, cervello offensivo della Nazionale irlandese; il gigantesco stopper Mark Jones; il terzino di riserva Geoff Bent. Oltre ai giocatori, perirono l’allenatore Tom Curry, il preparatore fisico Bert Whalley ed il segretario Walter Crickmer, nonché i giornalisti Archie Ledbrooke, del “Daily Mirror”, e Frank Swift, l’ex grande portiere del Manchester e della Nazionale inglese, diventato cronista dopo aver abbandonato il calcio. Quanto al tecnico Matt Busby, il creatore di quella giovane squadra lanciata verso i vertici (li chiamavano i “Busby Babes”), rimase gravemente ferito ed a lungo rimase sospeso tra la vita e la morte. Dopo alcune settimane, fu dichiarato fuori pericolo. Uno dei ragazzi più promettenti, Bobby Charlton, rimediò alcuni giorni di ospedale, ma ebbe salva la vita: attorno a lui, faticosamente, Busby avrebbe ripreso la costruzione di un grande Manchester, ma la vittoria in Coppa dei Campioni sarebbe arrivata solo nel 1968, dieci anni dopo la tragica notte di Monaco di Baviera.
Brian Glanville, storico commentatore inglese, così scriveva pochi giorni dopo l’accaduto, il 13 febbaio 1958: «Perché mai, in nome della ragione e del buon senso, doveva il Manchester United caricare tutta la sua squadra su un aeroplano invece di noleggiarne due ??? Il terribile disastro di Superga, nove anni fa, scosse il mondo ed il Torino non si è più ripreso anzi, si può sostenere che tutto il calcio italiano non si è più ripreso. In Inghilterra, l’Arsenal reagì rifiutandosi di viaggiare per aria, a meno che i suoi giocatori potessero usare due aeroplani. Come società, il Manchester United merita sincera simpatia, ma i suoi dirigenti devono essere aspramente censurati per la pazzia che è costata a loro, ed al calcio britannico, così cara». Glanville si felicitava, più avanti, che la sciagura avesse risparmiato «il grande Duncan Edwards, lo splendido laterale sinistro della Nazionale inglese (ma si teme che quelle sue gambe possenti, capaci di spaccare un palo della porta con un tiro, non saranno più quelle di prima)». Purtroppo, il leggendario, ancora giovanissimo (21 anni) Edwards, sarebbe morto qualche giorno più tardi, per le terribili ferite.
Il sopravvissuto Bill Foulkes disse: «Ci fu un impatto tremendo. Guardai giù e sotto i miei piedi l’aereo si spezzò in due. Uscimmo velocemente facemmo ciò che potemmo per aiutare la persone che erano state ferite». Un altro sopravvissuto, che ebbe il cranio fratturato, rimase in coma per cinque giorni: «quando mi sono svegliato, ero in una corsia di ospedale con altri cinque della squadra. Ho cominciato a chiedermi dove fossero tutti gli altri e lo chiesi ad un prete, che mi rispose: “Ciò che vedi è tutto, non c’è nessun altro, sono tutti morti”».
La costernazione e la commozione, non soltanto in Inghilterra ma nel mondo intero, è grandissima. La regina stessa, dice di essere profondamente scioccata ed invia un messaggio di cordoglio al Sindaco di Manchester ed al Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione Civile La nuova tragedia, che ha gettato nel lutto lo sport mondiale, ricorda quella del “Grande Torino”. Infatti è facile vedere l’analogia fra le due società: entrambe in una fase di fulgore e di universali consensi dopo un periodo oscuro. Il Manchester United, infatti, nel 1945 militava in seconda divisione lottando per non retrocedere: privo di fondi, alla ricerca di giocatori di valore, la società scelse di puntare su Busby, per la riscossa. E, sulla spinta di questo scozzese dai grande fiuto per i giovani talenti, il Manchester riprese quota; nel 1948, dopo aver acquistato Tommy Taylor per 50 milioni dal Barnsley, la società si aggiudicava la prestigiosa Coppa d’Inghilterra.Squadra di giovani, ma anche di elementi cresciuti ad una scuola di grande affidabilità e risolutezza. il Manchester United nel 1952, nel 1956 e nel 1957 conquistava il titolo inglese. Anche in Coppa dei Campioni l’undici di Busby si era messo in luce l’anno precedente pur perdendo, in semifinale, contro il grandissimo Real Madrid mentre, sul campo della Stella Rossa, due giorni prima della tragedia, si era qualificato per le semifinali della Coppa dei Campioni.
Ma, mentre alcuni sopravvissuti alla tragedia di Monaco, come Bobby Charlton, ebbero carriere sfolgoranti, altri si sentirono come dimenticati. Albert Scanlon, che attualmente vive grazie ad una piccola pensione nella sua casa a Salford, dice: «La sola ricompensa che ricevemmo, fu qualche centinaio di sterline dalla “B.E.A.”. La squadra ci pagò gli stipendi mentre eravamo feriti, ma a parte questo non ci diedero niente altro. Ai giorni nostri, devo persino pagare, come qualunque altro, per veder giocare lo United». Il primo portiere Ray Wood, che ora vive nell’East Sussex, con una pensione minima anch’egli, dice: «Sarebbe stato bello avere qualche riconoscimento dalla squadra, come giocatori che l’hanno fatta diventare ciò che è oggi». Il presidente del Club, Martin Edwards, ha detto: «Esisteva ai tempi un fondo per i disastri, ma le somme accantonate dai giocatori erano ridicole per gli standard moderni. Oggi è tempo di fare qualcosa di più per loro». Risponde Bill Foulkes: «È un pochino tardi, ma meglio che mai».
Il 18 maggio 1948 Frank Swift aveva stretto la mano, al centro del campo, a Valentino Mazzola, nei preliminari tra i capitani di Italia-Inghilterra a Torino. Non potevano certamente immaginare che un tragico destino si apprestava a rapirli entrambi.




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