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Classifica campionato di Serie A
Squadra Pti Squadra Pti
Napoli 74 Como 42
Inter 71 Udinese 41
Atalanta 65 Genoa 39
JUVENTUS 62 Cagliari 33
Bologna 61 Verona 32
Lazio 60 Parma 32
Roma 60 Lecce 27
Fiorentina 59 Venezia 25
Milan 54 Empoli 25
Torino 43 Monza 15
Classifica completa, risultati, calendario
Le prossime gare in calendario
Data/Ora Cmp Partita
04.05 20:45 A Bologna-Juventus
10.05 18:00 A Lazio-Juventus
18.05 15:00 A Juventus-Udinese
25.05 15:00 A Venezia-Juventus
19.06 03:00 Mon Al-Ain-Juventus
22.06 18:00 Mon Juventus-Wydad
26.06 21:00 Mon Juve-Manchester City
       
       
       
Calendario completo
Tutte le partite ufficiali della stagione
G. Pti Vit Par Sco Fat Sub  
25 50 14 8 3 41 21 C
21 31 7 10 4 27 22 F
1 0 0 0 1 1 2 N
47 81 21 18 8 69 45 T
Ultime 10 gare ufficiali
Data Cmp Partita Ris
23.02 A Cagliari-Juventus 0-1
26.02 Ita Juventus-Empoli 1-1
03.03 A Juventus-Verona 2-0
09.03 A Juventus-Atalanta 0-4
16.03 A Fiorentina-Juventus 3-0
29.03 A Juventus-Genoa 1-0
06.04 A Roma-Juventus 1-1
12.04 A Juventus-Lecce 2-1
23.04 A Parma-Juventus 1-0
27.04 A Juventus-Monza 2-0
Punti 17 - Vinte 5 - Pari 2 - Perse 3
Gol fatti 10 - Gol subiti 11 - Vedi tabellini
Tutte le partite ufficiali della stagione
M Giocatore Pre Min Pan Gol
10 Yildiz 1 46 3090 11 8
5 Locatelli M. 44 3369 7 1
19 Thuram K. 44 2804 14 4
4 Gatti F. 40 3203 7 1
16 McKennie 40 2863 10 5
8 Koopmeiners 40 2853 7 4
29 Di Gregorio 1 39 3509 7 -37
27 Cambiaso 39 2679 11 2
9 Vlahovic 38 2533 11 14
22 Weah 38 2092 18 6
15 Kalulu 37 3011 6 1
37 Savona 34 2065 19 2
7 Conceiçao 1 33 1824 19 5
11 Nico Gonzalez 31 1944 7 4
51 Mbangula 30 1075 34 4
26 Douglas Luiz 23 798 23 -
21 Fagioli 22 773 26 -
6 Danilo 1 16 809 15 -
20 Kolo Muani 15 1109 4 6
6 Kelly 13 1099 2 -
12 Renato Veiga 11 881 1 -
1 Perin 9 750 37 -8
32 Cabal 9 618 8 -
3 Bremer 8 636 - -
40 Rouhi 6 208 40 -
2 Alberto Costa 6 122 15 -
17 Adzic 5 55 27 -
44 Pugno 1 6 2 -
36 Anghelè 1 5 1 -
23 Pinsoglio 0 - 47 -
38 Daffara 0 - 3 -
41 Gil Puche 0 - 3 -
43 Owusu 0 - 2 -
46 Pagnucco 0 - 2 -
42 Montero A. 0 - 1 -
45 Papadopoulos 0 - 1 -
48 Pietrelli 0 - 1 -
47 Rizzo 0 - 1 -
18 Arthur 0 - - -
39 Barbieri 0 - - -
46 Comenencia 0 - - -
44 Gonzalez 0 - - -
48 Hasa 0 - - -
14 Milik 0 - - -
20 Miretti 0 - - -
43 Muharemovic 0 - - -
41 Nicolussi 0 - - -
- Pogba 0 - - -
49 Sekulov 0 - - -
18 Soulé 0 - - -
33 Tiago Djalò 0 - - -
Contributo reparti in fase realizzativa
Difesa 6 - Centrocampo 24 - Attacco 37
Altre statistiche
Giocatori utilizzati 29 (almeno 1 pres.)
Giocatori in gol 15 (51,72%)
Rigori segnati 6 - Sbagliati 0 - Parati 1
Ammonizioni 76 (24 giocatori)
Espulsioni 4 (4 giocatori)
Tutte le statistiche
La Juventus dal 1900 ad oggi
Gare ufficiali   Serie A
4.610 Giocate 3.110
2.521 (54,69%) Vittorie 1.709 (54,95%)
1.183 (25,66%) Pareggi 844 (27,14%)
906 (19,65%) Sconfitte 557 (17,91%)
8.235 Fatti 5.408
4.492 Subiti 2.934
C. Europee   Era 3 pti (uff.)
518 Giocate 1.588
283 (54,63%) Vittorie 940 (59,19%)
115 (22,20%) Pareggi 380 (23,93%)
120 (23,17%) Sconfitte 268 (16,88%)
876 Fatti 2.778
478 Subiti 1.411
Tutti i numeri della Juventus
Top 10 - All Time (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
705 Del Piero 290 Del Piero
685 Buffon 179 Boniperti G.
561 Chiellini 178 Bettega R.
552 Scirea 171 Trezeguet
528 Furino 167 Sivori
502 Bonucci 158 Borel F.
482 Bettega R. 130 Anastasi
476 Zoff 124 Hansen J.
459 Boniperti G. 115 Baggio R.
450 Salvadore 115 Dybala
Classifiche complete
Top 10 - Rosa attuale (gare ufficiali)
Presenze Gol fatti
176 Locatelli M. 55 Vlahovic
174 McKennie 18 McKennie
139 Vlahovic 17 Milik
103 Gatti F. 12 Yildiz
91 Bremer 8 Bremer
78 Cambiaso 7 Gatti F.
78 Yildiz 7 Weah
75 Milik 6 Kolo Muani
73 Weah 5 Cambiaso
56 Perin 5 Conceiçao
Classifiche complete
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Pubblicato il 26.02.2011

Carl Aage Præst

di Bidescu
Carl Aage è un nome da figlio di re e Præst è una fiaba nordica raccontata su un campo di calcio. Suo padre faceva il macchinista navale e la madre gestiva uno spaccio di latte e formaggi; c’era anche uno zio, asso nella squadra di un paese di pescatori, sulla costa dello Jutland: da lui imparò a tirare i primi calci. Per giocare a Copenaghen, dove era nato alla fine del febbraio 1922, si iscrisse ad un club pagando una quota mensile di 200 Lire. Molti anni dopo, per averlo, la Juventus avrebbe sborsato una cifra inferiore ai 20 milioni.

Quando arrivò a Torino, alto, biondo e sempre ben pettinato, con l’aria da principe, magari un po’ amletico, aveva ventisette anni ed era già un campione affermato. Giocava nel Frem di Copenaghen, era titolare nella Nazionale danese dove occupava quasi sempre il ruolo di centravanti. All’ala sinistra lo troviamo nel “Resto dell’Europa” che, nel 1947, affrontò a Glasgow la Gran Bretagna: era la selezione dei migliori assi del continente, con un solo italiano, futuro compagno di squadra di Præst, “Carletto” Parola. Un anno dopo, alle Olimpiadi di Londra, guidava l’attacco danese nel 5-3 che eliminò i giovani italiani: giocava tra Karl e John Hansen, quest’ultimo, grazie ai suoi suggerimenti, segnò quattro goals. Avrebbe sudato molto di più, il grande John, per convincere l’amico a raggiungerlo in maglia bianconera. Præst, infatti. non voleva trasferirsi a Torino: fu, poi, una storia felice, durata 7 anni, con oltre 200 partite, 51 goal, due scudetti. Ed, alla fine, un giudizio che dice tutto: dopo Orsi, la più grande ala sinistra vista nella Juventus.

Aveva un gioco nitido, sobrio, un dribbling fatto di zig-zag o rettilinei, guizzi, arresti, ritorni, serpentine. C’era chi, vedendolo in un pomeriggio di gran vena, lo definiva satanico: se gli altri virtuosi del dribbling sembravano avere la palla incollata al piede lui l’aveva fissata con viti e bulloni. Il suo pezzo forte erano le finte, sull’uomo oppure “a rientrare”; si racconta ancora di un terzino della Fiorentina che soffriva di insonnia ogni volta che doveva affrontarlo. Boniperti ricorda: «Certe volte, dopo le partite su terreni soffici come Firenze e Roma, voltandoci a guardare il campo, la parte dove aveva giocato Præst appariva come arata: erano stati gli scarti e le scivolate del terzino dribblato a provocare quel sommovimento».

La ricerca del goal non era tra le sue doti principali, però quando si scatenava segnava a grappoli: all’esordio non aveva incantato e c’era chi trovava da ridire, pur con una formidabile Juventus, su quell’ala sinistra che in undici partite aveva segnato una sola volta. Fu così che alla dodicesima giornata del suo primo campionato italiano, sul campo di Busto Arsizio, Præst si fece definitivamente conoscere: firmò tutti e tre i goal della vittoria juventina sfoderando tutta la sua potenza del tiro e la rara abilità nel convergere a rete.

Giocava fisso all’ala, per il ruolo di centravanti c’erano Boniperti e Vivolo, ma una domenica, a Torino contro la Roma, la Juventus si trovava addirittura sotto di due goal; l’allenatore, l’inglese Carver, decise di spostarlo al centro dell’attacco e lui trasformò di colpo il gioco juventino, trascinando la squadra a un’incredibile rimonta, due goal personali, infiniti assist ai compagni ed alla fine fu un clamoroso 7-2. Un’altra volta, invece, contro l’Atalanta, sembrò divertirsi a fare tanti traversoni eccezionalmente precisi per i propri compagni: segnarono tutti meno lui, ma finì 7-1.

Vittorio Pozzo ricorda un goal costruito per Muccinelli a Firenze: «Una prodezza personale, una di quelle cose che anche ai più evoluti tra i campioni riescono solo una volta tanto, ma una cosa che chi era domenica allo stadio di Firenze non dimenticherà tanto presto. Giungere fino alla linea di fondo, poi convergere al centro, attrarre su di sé la difesa avversaria, battere in spazio ristretto a mezzo di finte e di padronanza della palla uno, due, tre oppositori e terminare servendo un compagno che sopraggiungeva libero da ogni marcatura, non è cosa di tutti i giorni. Præst è un giocatore estroso ed un po’ privo di continuità, ma nei suoi sprazzi, quando è in vena fa delle cose grandi. Ne fece parecchie contro di noi a Londra quel giorno delle Olimpiadi del 1948 che non abbiamo dimenticato».

Il giorno dell’Epifania del 1952 la, “Settimana Incom”, gli dedicò un lungo filmato. Era la partita contro l’Inter e così il giovane Gianni Brera descrive l’azione: «Un rilancio di John Hansen lungo almeno sessanta metri, Præst scatta, doma il pallone con il suo ineffabile tocco di esterno, distende la falcata, prima del tackle evita Blason e Giovannini, ormai in area dribbla con stretti tocchi Neri, infine conclude con un tiro di destro, irresistibile per Ghezzi».

Passa quasi un anno e, sotto Natale, la Juventus è seconda, tre punti dall’Inter (che vincerà lo scudetto), alla vigilia della partita con la Roma, quarta in classifica, i dirigenti juventini promettono ai tre danesi le vacanze a Copenaghen in caso di vittoria. Præst non si fa pregare ed infila subito con una stangata il portiere Albani. La vacanza sembra ormai guadagnata ma il danese della Roma, Bronée, pareggia a metà del secondo tempo. Præst non ci sta e ripete uno dei suoi capolavori: ruba il pallone al terzino Azimonti, se lo trascina in area, evita con finte e dribbling al millimetro uno dopo l’altro ben 5 avversari e giunto in area, sotto lo sguardo sbalordito dei romanisti, tocca in rete sull’uscita disperata del portiere. Poi va verso il centro, sorretto comicamente da John Hansen. Per i compagni Præst è un caro ragazzone capace di commuoversi fino alle lacrime per un goal come di implorare, se lo trascurano, di passargli il pallone.

Bruno Roghi lo definiva un classico che pensa da tecnico e realizza da artista. Che fosse un giudizio acuto quanto esatto lo dimostrava lo stesso Præst quando, fuori dal campo, parlava di calcio, che considerava un gioco di applicazione e di intelligenza, il frutto di studi e di allenamento. Si ispirava a un grande inglese, Stanley Matthews, futuro baronetto per meriti sportivi, e si lamentava che in Italia il ruolo di ala sinistra fosse un po’ trascurato, non così popolare come avrebbe meritato. Lui stesso non si considerava un’ala sinistra nata (aveva cominciato come centromediano ed aveva fatto a lungo anche il centravanti): l’importante, sosteneva, era «sapere come si deve toccare il pallone». Lui, a quanto pare, lo sapeva e sapeva anche, come giuravano i critici, vedere il gioco cinque o sei battute più avanti, come un campione di scacchi.

Fu l’ultimo, tra i danesi della leggenda, ad andarsene. Ebbe, tra i compagni, i ragazzini di Sandro Puppo, il brasiliano Colella, il connazionale Bronée. Nel campionato che lo vide congedarsi dalla Juventus non riuscì a segnare un solo goal, l’ultima partita la giocò a Vicenza e fu una sconfitta decisa da un tiro di un vecchio juventino passato sull’altro fronte, Manente. Poi andò alla Lazio, dove giocò appena 7 partite. Aveva trentacinque anni quando tornò in Danimarca.

Davanti alla propria abitazione, fece scrivere “Villa Juve” sulle colonnine di marmo che reggono il cancello. Ma non è tutto: nel bel mezzo del parco della villa, c’è un pennone, sul quale, alla domenica Præst issava una sgargiante bandiera bianconera. Quel vessillo che garriva al forte vento del nord e portava il saluto e l’augurio di un grande campione all’amata squadra lontana.

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