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T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.583 |
Giocate |
3.091 |
2.508 (54,72%) |
Vittorie |
1.699 (54,97%) |
1.176 (25,66%) |
Pareggi |
839 (27,14%) |
899 (19,62%) |
Sconfitte |
553 (17,89%) |
8.197 |
Fatti |
5.381 |
4.462 |
Subiti |
2.913 |
C. Europee |
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Era 3 pti (uff.) |
513 |
Giocate |
1.561 |
281 (54,78%) |
Vittorie |
927 (59,39%) |
114 (22,22%) |
Pareggi |
373 (23,89%) |
118 (23,00%) |
Sconfitte |
261 (16,72%) |
871 |
Fatti |
2.740 |
472 |
Subiti |
1.381 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 09.11.2011
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PROCESSO CALCIOPOLI - MAI STATO FAN DI TERESA CASORIA!
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di Antonio La Rosa
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Che l'aria non fosse favorevole agli imputati, nella aula di udienza del Tribunale di Napoli, ove si attendeva la lettura del dispositivo, lo si doveva capire quando, prima della sentenza, è iniziato su Raisport uno special curato dall'interista Civoli Marco, con ospite l'impasticcato interista Mazzola Sandro, e con la riesumazione del famigerato giornalista a delinquere del fogliaccio rosa milanese, Palombo Ruggero: questo perchè, quando si alzano in cielo gli avvoltoi, notoriamente c'è profumo di morte e di morti, o se preferite, in questo caso, profumo di condanna. La lettura del dispositivo poi ha confermato quell'aria, ma più in generale tutto il clima nel quale si è celebrato il più grande processo burla della storia giudiziaria italiana, clima che purtroppo era stato dimenticato o non considerato, da molti, a seguito delle prove difensive portate, e dalla scoperta di quella vastissima quantità di intercettazioni nascoste da Narducci, Auricchio e soci, oltre alla dimostrazione delle innumerevoli contraddizioni contenute negli atti di indagine e nelle deposizioni di testi ritenuti "chiave", a cominciare dallo stesso Auricchio (pagato con denaro pubblico per leggere il giornale in ufficio il lunedì mattina, e farsi redigere le veline pilotate da un cosiddetto "giornalista" del famigerato fogliaccio rosa milanese). Chi ha avuto la pazienza di leggermi in questi anni, sa bene che non sono mai stato molto fiducioso sugli esiti di questo processo, anche se ad un certo punto ho sperato che quel principio che si trova scritto nelle nostre aule giudiziarie, "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI", fosse un principio reale e rispettato, non una mera dichiarazione di intenti, come è stata ridotta da anni. E questo non perchè non dessi credito alle strategie difensive, al contrario le ritengo le migliori possibile, ben oltre le più rosee aspettative degli imputati e del pubblico di fede juventina che ha seguito le sorti e le varie fasi del processo di Napoli; semplicemente perchè non ho mai dimenticato che dietro la vicenda farsopoli (o, per fare contento il P.M. Capuano, vicenda calciopoli), non ci sono certo i modesti ascari che l'hanno propagandata, ossia i vari Palombo, Gualdi, Monti, gazziettieri in rosa vari, pletora para-interista che ha popolato i vari media nel 2006 e che ritorna prepotentemente oggi alla ribalta. Questi sono stati l'ultimo stato della grande impostura, la manovalanza scarsa dedita alle azioni di bassissimo valore, per lavare il cervello ai frequentatori dei bar dello sport, ma non certo le menti, nè gli esecutori, nè i beneficiari. Calciopoli nasce nei piani alti dell'economia e della finanza nazionale: una grande banca, forse la più grande e ben addentrata nel sistema calcistico; un grande gruppo di telecomunicazioni, collegato e controllato da un grande gruppo industriale milanese, e molto potente quale sponsor calcistico; grandi imprenditori ed industriali che avevano investito (e male) nel calcio, per cui dovevano comunque recuperare gli investimenti; perversi intrecci di politica all'interno di Confindustria, con settori della politica nazionale; il tutto "avallato" da una situazione di difficoltà di un importante gruppo industriale e finanziario torinese, ove si celebrava pure una lotta ed una resa dei conti tra un piacione venuto dal nulla ma che da quel gruppo aveva avuto tutto, ed un imprenditore che forse voleva guadagnare quanto più spazio possibile in quel gruppo; ed il tutto con il beneplacito interessato di altro potentissimo gruppo editoriale milanese che, da quella vicenda, poteva trarre nuova linfa e nuova forza (come dimostrano sia la mite condanna del 2006, sia le vittorie successive). Questo è il contesto nel quale è nata farsopoli, ed è un contesto che, come vi renderete certamente conto, è ancora potente attualmente, cosa che impedirà ancora per qualche anno l'emergere della verità, sempre ammesso che riesca ad emergere. Gli esecutori del progetto sono stati quelli che hanno controllato la giustizia sportiva dell'epoca, e dunque dai governanti del momento, l'infausta melandra, messa lì appunto perchè certi che non avrebbe capito nulla, Guido Rossi a Cesare Ruperto e Piero Sandulli, insigni giuristi che si sono vergognosamente prestati a fare da foglia di fico all'impostura; mentre i beneficiari sono stati quelli che avevano organizzato il piano, la banca citata che è rientrata dalle esposizioni notevoli ed ha potuto interferire ancora nel calcio, idem il gruppo di telecomunicazioni, salvo poi staccarsi dal gruppo industriale milanese che produce pneumatici, idem ancora gli imprenditori che avevano perso e molto a causa delle scelleratezze compiute da un dirigente calcistico perdente ed incompetente (e non a caso, appena tutti costoro hanno ottenuto i loro benefici, il dirigente calcistico in questione, e la sua squadra, stanno progressivamente ritornando laddove vivacchiavano fino al 2006). Ci ha guadagnato anche chi si è venduto 109 anni di leggenda del calcio, con lucrose sponsorizzazioni del suo giocattolo, e aumentata influenza in Confindustria, cose pagate anche con la svendita di giocatori della Juventus. Ecco, provate a immaginare gli effetti devastanti di una sentenza di assoluzione a Napoli, avverso tutti costoro, ancora presenti ed influenti nelle sorti economiche e sportive del Paese: vi renderete conto agevolmente che non poteva esserci in alcun modo una sentenza favorevole agli imputati, che avrebbe prodotto decisamente una lunga serie di azioni di risarcimento danni, dalle conseguenze inimmaginabili. Qualcuno dirà: ma la giustizia è un potere autonomo, dovrebbe funzionare senza condizionamenti, e dunque fare in modo che si condanni chi è colpevole realmente, e si assolva chi colpevole non è. Già, la giustizia, il potere giudiziario, "la legge uguale per tutti", l'autonomia e indipendenza della magistratura, tutte belle parole a cui si smette di credere appena si esce dalle aule universitarie e si entra in quelle giudiziarie, dato che ben presto si scopre che quello giudiziario, in quanto "Potere" autonomo ed indipendente, ha necessità di "garantire" per "garantirsi". Provate mentalmente a rivedere le fasi di questo processo burla (e cercate di seguirmi con attenzione), nato a seguito di una denuncia presentata da un direttore sportivo del Venezia Calcio, nei confronti di un dirigente del Messina, e di un gruppo di arbitri componenti la cosiddetta "combriccola romana", denuncia presentata ... a Napoli, da un veneziano contro un messinese e contro dei romani, per fatti avvenuti ovunque ma non a Napoli! Indagine proseguita su imputati operanti in tutte le parti d'Italia tranne in Campania, e specificamente nella zona Torino, Milano, Livorno, Roma, e altre zone limitrofe, per fatti da essi commessi sempre in tutte le parti d'Italia ma non a Napoli e dintorni! Come mai? Chiedetevi infine la ragione per cui certe intercettazioni telefoniche a Torino sono state ritenute penalmente irrilevanti, ma a Napoli no, e capirete che Napoli era proprio il "luogo giusto" per fare decollare una vicenda che altrove sarebbe abortita in pochissimo tempo. Aggiungete pure che il Collegio giudicante, in particolare la presidente Casoria, è stato ricusato ben due volte dall'ineffabile Narducci (mister "piaccia o non piaccia", insabbiatore delle vicende non meno gravi che riguardavano altri) per essere ritenuto troppo filo difese degli imputati, e che la stessa dottoressa Casoria è stata "pressata" anche dal procuratore di Napoli, Lepore, e vi renderete conto che il Collegio giudicante aveva una sola via per smentire i sospetti lanciati da Narducci, ossia quella di condannare gli imputati, accogliendo in tutto o in parte le richieste dell'accusa. Aggiungete infine le solite ragioni di carriera dei singoli giudici, i collegamenti a correnti interne alla magistratura, i condizionamenti ambientali più disparati, vi renderete agevolmente conto che non potano che servire la polpetta avvelenata letta in aula ieri sera. E stavolta è davvero avvelenata, visto che alla condanna di Moggi e degli altri, è seguita l'esclusione delle domande di risarcimento danni chiesti alla Juventus. Come dire, la società bianconera non può rispondere in alcun modo dei fatti commessi da Moggi, e del resto nessuna delle gare bianconere oggetto del processo ha portato a condanne, ma quelle nelle quali Moggi avrebbe "manipolato" a favore della Fiorentina (i Della Valle condannati), o di altre squadre. Si capisce che era questo l'unico modo per emettere una sentenza di condanna senza suscitare reazioni di qualcuno, dato che oggi il gruppo Exor e la Juventus presieduta da Andrea Agnelli, hanno ripreso prestigio e influenza, e certamente non sarebbe stata digerita come nel 2006 una eventuale condanna al risarcimento dei danni. E si capisce pure il messaggio: le strade della Juventus e di Moggi, ammesso che fossero unitarie o parallele fino ad oggi, dovranno necessariamente separarsi, prezzo probabilmente da pagarsi, da un lato per avere la Juventus la restituzione di quanto toltole in questi anni, dall'altro per legittimare in qualche modo il post calciopoli e il temporaneo avvento di altre squadre leader nel panorama calcistico nazionale. Del resto, la sentenza di Napoli si rivela essere un assist alle pretese di Andrea Agnelli, l'esclusione di ogni responsabilità della società bianconera è il presupposto per la richiesta intanto di revoca dello scudetto 2006 all'Inter, società oggetto invero di richiesta di archiviazione ma responsabile di fatti ritenuti dal procuratore sportivo Palazzi, veri e propri illeciti sportivi. Insomma, l'aspetto più paradossale della sentenza sarà probabilmente un punto di forza per le rivendicazioni future della Juventus, a patto di non mischiarle con le vicende personali di Moggi; e si capisce pure che l'obiettivo vero dell'accusa, si realizzerà in appello, fra pochi mesi maturerà la prescrizione dei reati, e dunque alla fine ... vivranno tutti felici e contenti, da un lato non si potrà parlare di assoluzione ma di prescrizione, dall'altro si potrà dire che la condanna era ingiusta ma le lungaggini non hanno consentito l'accertamento della verità. Questo per nascondere la realtà dei fatti: ossia che ci stanno raccontando la favola di un ex ferroviere che, a detta dei giudici di Napoli, sarebbe più potente di banche, aziende quasi monopolistiche di telecomunicazioni, industrie e società finanziarie, gruppi editoriali immensi, politici e governanti vari. Chiudo questa mia lunga dissertazione, ripromettendomi di tornarci quando sarà depositata la motivazione della sentenza (prevista entro il 6 febbraio 2012), con due ultime osservazioni, la prima sul processo, la seconda sulle prospettive future, conseguenti a questa sentenza. Fermo restando che, come detto, la difesa di Moggi e degli altri imputati ha fatto davvero il massimo, in un contesto ostile, non ho ben compreso la scelta difensiva di rinunciare ad alcuni testi ammessi ad inizio processo, ed in particolare all'audizione di Massimo Moratti: tutti i testi ammessi dovevano secondo me sfilare ed essere esaminati a dovere, anche a costo di allungare i tempi del processo (del resto non è stata colpa delle difese se la richiesta di rinvio a giudizio è arrivata quattro anni dopo l'iscrizione della notizia di reato); ma in particolare doveva essere sentito proprio lui, cavaliere senza macchia e senza paura di un calcio pulito a parole ma sporco e marcio, che per vincere ha avuto bisogno di porre le sue fondamenta in una grande impostura. La seconda considerazione riguarda noi juventini in genere. Ho letto molta amarezza in tanti amici, e soprattutto intravedo il rischio di una contrapposizione tra i "moggiani ortodossi" e gli altri, conseguenza di un comunicato stampa corretto ma mal interpretato, quello emesso ieri sera dalla società bianconera. Come scritto sopra, adesso le due strade dovranno prendere comunque vie diverse, ma non è detto che saranno contrapposte, solo che per ora non possono proseguire parallelamente. La vera guerra finale inizia adesso, contro chi ci ha tolto le vittorie maturate sul campo, contro chi ci ha svenduto nel 2006, e contro gli ascari servili che hanno provato a fare carriera attaccando la Juventus. Ed è una guerra che deve essere portata avanti da tutto l'ambiente Juventus, società, giocatori sul campo e tifosi fuori, per vincere d'ora in avanti da un lato, e per riprendere ciò che ingiustamente ci è stato tolto. I veri nostri avversari sono altrove, non certo in Corso Galileo Ferraris di Torino.
E-mail: antonio_larosa{chiocciola}msn.com
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