Scudetto addio?
Non voglio affatto cantare il de profundis della stagione, che ancora offre molti traguardi da conquistare, con la Juventus in corsa per la Coppa Italia e la Champions. E teoricamente anche per il campionato, vincendo il recupero e facendo corsa solo su sé stessa, d’ora in avanti. Ma indubbiamente il pareggio di Verona complica maledettamente la corsa al decimo di fila, questo è innegabile, in una giornata nella quale le milanesi vincono entrambe, con l’Inter che d’ora in avanti dovrà pensare solo al campionato. Diciamo che la stagione in cui non si vince lo scudetto, per la legge dei grandi numeri, doveva arrivare, la cosa abnorme, che fra qualche anno sarà leggenda, è l’avere vinto nove volte di fila, un campionato che, dal dopoguerra in poi, dopo il Grande Torino, aveva visto al massimo due scudetti di fila, tre una sola volta, il Milan di Capello. Solo che, essendo noi juventini, con quel motto bonipertiano “alla Juventus vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, qualche riflessione adesso dobbiamo farla, e chiederci come mai questa squadra non riesce ad avere continuità di risultati. Il mese di gennaio forse ci aveva illusi, dopo la sconfitta del Meazza, praticamente tutte vittorie, poi Napoli, Porto ed ora Verona, a complicarci il cammino nelle due competizioni principali. Cammino ulteriormente reso arduo dalla puntuale situazione che si vive da qualche anno, organico ridotto all’osso nei momenti decisivi, cosa che ci è costata l’eliminazione in CL nelle ultime edizioni, anche se, ad onor del vero, la formazione scesa in campo al Bentegodi, annoverava undici giocatori nel giro delle rispettive nazionali, molti dei quali titolari: come dire, non possiamo ritenere inadeguata la squadra che ha giocato a Verona, semmai il problema era nei cambi. Ma non è solo questo, c’è anche una questione di organico che mi pare chiarissimo sia lacunoso, e di mentalità. La squadra manca di attaccanti puri, cosa accentuata adesso anche dai problemi di Morata e Dybala, la seconda punta deve farla un giocatore che invece può dare il meglio di sé da mezzala o da attaccante esterno di un tridente, Kulusevski; manca di gente che a centrocampo possa gestire in maniera intelligente la palla e dettare i tempi di gioco, c’era Arthur che si stava inserendo al meglio, poi qualche fallaccio non punito, ce lo ha tolto per un bel po’; Fagioli ancora non gode della fiducia totale del mister, gli altri hanno più volte mostrato di non essere adatti a fungere da play. E mancano i giusti ricambi difensivi, come è emerso da ultimo, non abbiamo esterni difensivi, per cui se manca Danilo a destra non c’è chi possa sostituirlo, e magari si deve correggere la difesa, a tre, ma con un Alex Sandro non proprio adatto al ruolo di terzo difensore. Emergono a poco a poco quelli che sono stati i limiti di strategia da qualche anno a questa parte, paradossalmente da quando è arrivato Cristiano Ronaldo. Ovvero, quel salto qualitativo dell’organico, che doveva essere accompagnato da inserimenti di spessore, per il salto di qualità finale e fare della Juventus una grande in maniera definitiva del calcio europeo, di fatto non c’è stato. Emergono a mio modo di vedere le miopie nelle scelte da qualche anno a questa parte, l’incapacità a fare mercato come si deve, non siamo riusciti a cedere al momento opportuno giocatori fuori progetto come Higuain, Khedira, De Sciglio, abbiamo sacrificato inspiegabilmente giocatori che invece potevano e dovevano far parte del progetto, e che oggi sarebbero essenziali, mi riferisco a Emre Can, Spinazzola, Kean (come abbiamo potuto sacrificare un ragazzo che a 19 anni non ancora compiuti, in un finale di stagione e giocando spezzoni di partite, era arrivato a sette reti, più di Del Piero alla sua prima stagione in bianconero?), la sostituzione di Allegri, senza un vero progetto sul dopo Allegri, perché se quel progetto fosse stato imperniato su Sarri, questi doveva essere riconfermato, mentre il suo esonero la scorsa estate conferma che si trattasse di soluzione di ripiego. Da questa angolatura non mi sento da dare colpe a Pirlo, la situazione se l’è trovata così, ha dovuto fare esperienza in un cantiere aperto. Ma c’è un altro limite che emerge, e non da ora, la mancanza di “mentalità da Juve”. Non è la prima volta che la squadra si fa rimontare, altre volte è andata bene, stavolta no; non è la prima volta che si nota come la squadra non sappia gestire le gare e rimanere compatta e autorevole anche nei momenti difficili delle partite, non si vede quella cattiveria, quella fame di vittoria che deve essere fondamentale in una squadra che è, e deve essere per DNA, vincente sempre. E qui non posso non rimproverare tale carenza all’allenatore, chi deve motivare il gruppo è lui, non altri. Emblematica una azione verso metà ripresa, nella gara di sabato: solo il ricordarvi una azione nella ripresa: - rimessa laterale per la Juventus, sulla fascia destra della metacampo veronese, altezza area di rigore, battuta all'indietro, giocatore nostro che a sua volta passa ancora indietro palla al difensore che appoggia a Szczesny. Cioè, ci troviamo in attacco ed abbiamo pensato a tenere palla, ma non ad attaccare e tirare in porta. Come pure, il pareggio parte da una nostra rimessa laterale, nella nostra metà campo lato sinistro, e siamo riusciti a perdere palla e farci trovare, nella nostra metacampo, scoperti sul nostro lato debole, dal quale è partito il cross pennellato per Barak. Ovvero segnali di una squadra che invece di provare a colpire e azzannare definitivamente l’avversario, pensa a tenere palla, e pensando a questo tener palla, finisce poi con il perderla. Tralascio altre considerazioni, credo siano sufficienti le ultime che ho fatto. L’inesperienza non può essere sempre una giustificazione, perché se capisco bene che Pirlo ha tutte le attenuanti del caso, stagione anomala per via del COVID-19, mancanza di preparazione pre campionato, partite ravvicinate, impegni plurimi, tuttavia su certi problemi di mentalità deve avere necessariamente acquisito tutti gli elementi per capire come motivare, come correggere l’assetto tattico, insomma, come guidare il gruppo e spronarlo a dovere. A suo tempo anche Dino Zoff si trovò a gestire la Juventus da esordiente, aveva solo avuto una esperienza con la Nazionale Olimpica, come dire, nulla di significativo: eppure, per chi se la ricorda, una squadra sostanzialmente modesta, con gente a fine carriera e gente che non confermò le attese, seppe farsi valere contro squadroni molto superiori, in quel periodo. Oggi la Juventus è campione in carica, ha il giocatore più forte al mondo, e lo dimostra ancora, con quantità realizzative mai toccate da uno juventino in passato, eppure in campo non fa paura, anzi sembra lei impaurita. Io credo che il rodaggio sia ormai completo, dico anche che il progetto Pirlo per essere un progetto serio non può essere a meno di tre – quattro anni, ma come ogni progetto serio deve partire bene, per cui d’ora in avanti il nostro allenatore deve cominciare a dimostrare di essere all’altezza della panchina su cui siede.
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