Il “romantico – popolare” calcio italiano.
Abbiamo i primi verdetti stagionali, una squadra è campione d’Italia con quattro giornate d’anticipo, una squadra, dopo nove anni di fila, non potrà fregiarsi dello scudetto per la prossima stagione, due squadre sono già aritmeticamente retrocesse in B. Non entro nel merito di questi esiti, in gran parte scontati o quasi, da almeno un mese circa, ma qui voglio fare altre considerazioni. In particolare al tanto decantato calcio romantico e popolare invocato da recente, quale argomento di critica e polemica verso il progetto Superlega. Ovvero alla idea che il calcio, quale espressione popolare, deve consentire a tutti di poter sognare di vincere, di battere il Golia della situazione, erigendosi a nuovo Davide, e amenità del genere. Dal 1991 in poi, quindi trenta anni, hanno vinto solo la Juventus, le milanesi, una delle quali soprattutto grazie alla farsa organizzata nel 2006, ed una volta sola le romane, con la conseguenza, che ricorderete, qualche anno dopo dovettero smobilitare per salvarsi dal fallimento, anche cambiando proprietà, la Lazio dal 2003, la Roma, solo formalmente, dal 2009, anche se fin dal 2005 aveva come reale proprietario un istituto bancario. Non solo: quanti campionati, in questi trent’anni, si sono risolti all’ultima giornata? Mi sono fatto una ricerca e, se non sbaglio, le uniche stagioni conclusesi proprio all’ultimo triplice fischio finale sono state: 1998 – 99, Milan vincente, dopo il sorpasso alla penultima giornata della Lazio; 1999 – 2000, Lazio vincente, grazie al diluvio perugino e alla direzione di gara del laziale Kollina; 2001 – 2002, la stagione del 5 maggio, con il suicidio dell’Inter all’Olimpico, in uno stadio gemellato e desideroso di festeggiare lo scudetto neuroazzurro; 2007 – 08, a venti minuti dalla fine, Roma praticamente campione d’Italia, poi entrò in campo a Parma, Ibrahimovic, e le cose andarono diversamente. Volendo, potremmo anche aggiungere la stagione 2000 – 01, la Roma all’ultima giornata non era matematicamente campione, ma di fatto era quasi scontato, avrebbe dovuto perdere in casa con il Parma, e nella peggiore delle ipotesi spareggiare con la Juventus, e la stagione 2009 – 10, ma anche in quel caso il verdetto era praticamente scontato. Quindi, in trenta anni, solo quattro volte la stagione si è davvero chiusa al 90’ dell’ultima giornata, per decidere la vincitrice, o se volete, sei volte: vi faccio notare che in tre, o se volete, quattro occasioni, siamo nel famoso periodo della Juventus della Triade, quella che secondo i luoghi comuni ben noti, pilotavano i campionati, facendone vincere all’ultimo secondo, uno al Milan, uno alla Lazio, uno alla Roma per sentenze retroattive della Corte Federale, e vincendone uno solo, ma perché quella che l’aveva già in pugno, è riuscita nell’impresa di esaltare un certo Gresko e Karel Poborski. Il che però significa che per ben ventiquattro volte, il verdetto finale era già deciso da tempo all’ultima giornata, nella migliore ipotesi alla penultima (stagione 2011 – 12). Aggiungo: da quando il torneo è a venti squadre, questo evento del finale thrilling, è accaduto una sola volta. Non credo sia il caso di aggiungere molto ci arriverebbe facile pure un interista a constatare che il campionato italiano è da sempre nelle mani di tre squadre, una delle quali ha vinto quanto le altre due messe assieme, che da quando è stato portato a 20 squadre, non ci sono state quasi mai sorprese, non potendosi considerare tali le vittorie di Lazio e Roma, vittorie però pagate a caro prezzo finanziario, che si è accentuato il divario tra Serie A e Serie B, correggetemi se sbaglio, non c’è stata una sola stagione nella quale tutte le neopromosse siano poi rimaste in A, l’anno successivo. Quindi, il calcio italiano è da tempo nelle mani delle società più ricche e seguite dal pubblico, che non ci sono sorprese o situazioni che possano far supporre a “sogni” o fiabe che diventano realtà, che il miracolo Atalanta è solo di una squadra che, nella sostanziale crisi di alcune delle grandi del nostro campionato, ha saputo trovare il suo spazio, qualificarsi due anni di fila per la Champions, ma finora con “zero tituli”. Solo che, quando occorre fare demagogia antijuventina, ambito nel quale i nostri media sono insuperabili, si cercano e trovano motivazioni idiote che però vengono ritenute credibili, ma non perché davvero credibili, bensì perché presentate in una ottica ben precisa, ben sapendosi che due terzi del pubblico che segue il calcio, è antijuventino e vuole leggere non cose serie o veritiere, ma cose ostili al nemico dichiarato.
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L’Italiano di Suarez
Riallacciandomi a quanto appena sopra affermato, l’ennesimo scempio mediatico è stato fatto con la pubblicazione del video del famoso esame di Suarez a Perugia, qualificato come esame farlocco, ma non perché sia tale, bensì per sentimento popolare diffuso. Non commento oltre il fatto che siamo di fronte ad un video acquisito non si sa come, se atto di indagine, dovrebbe rimanere riservato e solo a disposizione delle parti, fino a quando non viene consentito che sia reso pubblico, ma ricordo solo che il napoletano napolista dottor Cantone, Procuratore Capo a Perugia, aveva assicurato riserbo e preteso silenzio, almeno formalmente, salvo essere smentito dalla puntuale pubblicazione di atti e documenti che sicuramente non sono stati forniti ai media dagli indagati, e su questo non si indaga. Il video però sta avendo l’effetto di un clamoroso autogol, dato che, finalmente tutto hanno potuto ascoltare quanto realmente accaduto. Abbiamo visto che Suarez parla un italiano molto elementare, ma lo parla bene, capisce bene gli interlocutori che si esprimono in italiano, di fatto non ha sbagliato nulla, solo l’accento nella parola “cocomero”, quindi di non avere mai detto “cocumella” come dei giornalisti “infami” avevano scritto a suo tempo. Non a caso, qualcuno ha scritto in un articolo di un noto quotidiano nazionale, che Suarez parla l’italiano meglio di Totti, o di Insigne e Cassano, aggiungo io. Vi rendete conto, dunque, su cosa è stato costruito questo presunto scandalo che doveva colpire la Juventus? In sostanza, arma finalizzata come sempre a soffiare sul sentimento popolare diffuso, ma anche abile per la distrazione di massa, in un periodo nel quale non si parla più del caso Palamara, e nessuno vuole parlare nemmeno dell’altro episodio inquietante che riguarda la magistratura italiana (mi riferisco alla ipotizzata “Loggia Ungheria” e al caso Davigo, ma qui andiamo oltre gli aspetti calcistico, dunque me ne guardo bene dal trattarli).
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L’armata BrancaDelaurentiis
Faccio una premessa: al minuto 50 e spiccioli di Udinese – Juventus, ho spento il televisore, cosa che rarissime volte ho fatto, seguendo la mia squadra del cuore, diciamo in due casi davvero estremi quanto sporadici: - o quando vedo in campo undici giocatori che hanno totalmente dimenticato la maglia che indossano; - o quando vedo scempi arbitrali talmente marchiani da portarmi a rifiutare di vedere il seguito. La partita di domenica è del primo caso, anche se Chiffi, nel primo tempo, ci aveva messo qualcosina di suo, mi limito solo a ricordare la mancata punizione dal limite per un netto fallo subito da Cuadrado. Ho saputo quindi solo alla fine il risultato, ma la prima cosa che ho saputo è stata la polemica del direttore sportivo dell’Udinese, nonché ex direttore sportivo del Napoli, nonché tifoso napolista neppure tanto velato, Marino Pierpaolo. Che ha ricordato anche gli anni di farsopoli per lamentarsi della punizione concessa alla Juventus, dalla quale è scaturito poi il rigore trasformato da Ronaldo, punizione che c’era, viste le immagini (ce ne sarebbero state anche altre a nostro favore, ancor più invitanti e non fischiate da Chiffi), e che ha inveito contro Paratici, colpevole a suo dire, di essere sceso nella zona delle panchine per protestare con l’arbitro, cosa che, sempre a dire di Marino Pierpaolo, avrebbe condizionato la direzione di gara di Chiffi. Tra l’altro, corre voce che Marino Pierpaolo sia in procinto di tornare al Napoli, al posto di Giuntoli, dato in partenza, e la cosa spiegherebbe bene come un dirigente a suo tempo squalificato per vicende alquanto torbide, sia divenuto così polemico pubblicamente, come al solito contro la Juventus. A questa sceneggiata napoletana, si sono aggiunti, puntualmente, altri, a cominciare dalla redazione Sportmediaset, che rimane sempre di cuore rossonero (quantomeno … intelligenti pauca!), a proseguire nei soliti noti, creando mediaticamente una sorta di gemellaggio in ottica champions, tra Milan e Napoli. Io ricordo una certa partita, sempre con l’Udinese di mezzo, nella quale il direttore di gara venne inseguito e circondato dai giocatori di una certa squadra, ma soprattutto venne investito in maniera molto ma molto poco civile, da un dirigente della squadra avversaria, peraltro anche dirigente federale in quanto team manager della Nazionale, e da un allenatore un tempo dopato e scommettitore, oggi in odor di santità: vi ricordate se per caso il signor Marino Pierpaolo ebbe a lamentarsi di quella caccia all’arbitro? Vedete, al ridicolo in Italia non c’è più limite, per questo auspico il varo immediato, o prima possibile, della Superlega, al punto che per una partita sicuramente vinta in maniera fortunosa dalla Juventus, si rispolvera farsopoli e si insinuano le solite imposture di Juventus che comanda nel Palazzo, intrallazza per … arrivare tra le prime quattro. E siccome lo scudetto quest’anno è andato altrove: vuoi vedere che è stato Andrea Agnelli ad avere deciso di regalare una vittoria a Zhang, quindi che sia stato il potere occulto juventino ad avere deciso di non vincere il decimo di fila?
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