Tutte le partite ufficiali della stagione |
G. |
Pti |
Vit |
Par |
Sco |
Fat |
Sub |
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19 |
44 |
13 |
5 |
1 |
35 |
11 |
C |
18 |
29 |
8 |
5 |
5 |
25 |
18 |
F |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
0 |
N |
37 |
73 |
21 |
10 |
6 |
60 |
29 |
T |
La Juventus dal 1900 ad oggi |
Gare ufficiali |
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Serie A |
4.557 |
Giocate |
3.071 |
2.498 (54,82%) |
Vittorie |
1.692 (55,10%) |
1.161 (25,48%) |
Pareggi |
826 (26,90%) |
898 (19,71%) |
Sconfitte |
553 (18,01%) |
8.158 |
Fatti |
5.350 |
4.442 |
Subiti |
2.898 |
C. Europee |
|
Era 3 pti (uff.) |
508 |
Giocate |
1.535 |
279 (54,92%) |
Vittorie |
917 (59,74%) |
112 (22,05%) |
Pareggi |
358 (23,32%) |
117 (23,03%) |
Sconfitte |
260 (16,94%) |
864 |
Fatti |
2.701 |
467 |
Subiti |
1.361 |
Tutti i numeri della Juventus |
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Pubblicato il 03.11.2021
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La morte di Umberto Colombo
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di Stefano Bianchi
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E’ un brutto momento per le vecchie glorie bianconere: il ventisei ottobre un’altra di loro ci ha lasciato, Umberto Colombo. Egli, dopo un avvio di carriera abbastanza stentato, a causa di scelte societarie di basso profilo per il disimpegno di Gianni Agnelli, diventò negli anni un protagonista bianconero, legando il suo nome alle vittorie della Juventus del “Trio Magico”.
Nell’interregno presidenziale bianconero, tra un Gianni Agnelli che lascia la squadra per occuparsi di Fiat e l’ascesa del fratello Umberto al vertice della Società di Piazza San Carlo, il Comitato Direttivo costituito da Craveri, Cravetto e Giustiniani, per il ridimensionamento dell’esborso economico deciso dalla Famiglia Agnelli rispetto ai tempi degli Hansen e dei Praest, decise per una politica sportiva inusitata. Fu scelto di lanciare in prima squadra i ragazzi delle giovanili e, ad allenarli, nel 1955 fu chiamato tale Sandro Puppo. Quei ragazzi, sia per la loro giovane età e la scarsa esperienza per affrontare il campionato di Serie A, sia per il nome del loro trainer, furono detti “Puppanti”. Pur essendo arrivato in bianconero già da un anno, proveniente dal Monza dov’era stato mandato a farsi le ossa, anche Umberto Colombo fa parte di questa banda di ragazzi, assieme a Corradi, Garzena, Emoli, Montico, Stacchini, affiancati dai veterani Boniperti, Viola, Nay e con i nuovi acquisti Vairo e il brasiliano Colella, acquisti peraltro assai poco indovinati.
Colombo esordisce in bianconero nel campionato 1954-55, nel quale disputa diciannove gare agli ordini di Aldo Olivieri. Con Puppo, nel campionato seguente, gioca una gara in meno, infine diventa titolare nel 1956/57, la stagione in cui Puppo è esonerato, con la retrocessione in vista, sostituito da Depetrini per salvare la baracca. Il campionato 1957/58, con Umberto Agnelli alla guida societaria, vede una svolta clamorosa: dei “vecchi” restano Colombo, Stacchini e Boniperti, ritornano Mattrel e Ferrario, arrivano Sivori, Charles e Nicolè. Finalmente è Scudetto, quello della prima stella. Nel 1958/59, per Colombo e compagni è solo quarto posto in campionato, ma c’è la consolazione della Coppa Italia; nel 1959/60 c’è la vittoria in campionato e in Coppa Italia, la prima “doppietta” della squadra bianconera. La stagione 1960/61 è l’ultima di Colombo nelle file della Juventus, cui dà l’usuale e indispensabile contributo per la conquista del “solito” Scudetto. Nel campionato seguente indossa il nerazzurro dell’Atalanta, dove gioca altri cinque campionati, vincendo un’altra Coppa Italia, per poi finire la carriera con un’annata a Verona, in Serie B. Non molta la fortuna di Colombo col colore azzurro della Nazionale, con la quale disputa solo tre gare tra il 1959 e il 1960, un numero tre che ricorre nella sua carriera, con i tre Scudetti e le tre Coppe Italia conquistate.
Tecnicamente era il “gemello” di Emoli, con Flavio schierato a destra e Umberto a sinistra, e col suo “gemello” doveva controllare le mezze ali avversarie. Più di Emoli, Colombo era dotato di classe, con una visione di gioco eccellente, utilissima nelle ripartenze, ed era anche così versatile (nel Monza aveva giocato da attaccante) tanto da inserirsi frequentemente in attacco alla ricerca della rete. Per la sua classe, aveva inoltre la capacità di ricoprire vari ruoli in campo: era proprio un gran mediano e un utilissimo jolly.
Vero juventino, modesto e misurato anche nelle dichiarazioni. Sentite alcune: “Sapevo un po’ d’inglese, e quando arrivò Charles, mi delegarono a interprete. Quando John segnava io cercavo di essere il primo ad abbracciarlo, e lui mi parlava in inglese, ed io non capivo niente, ma proprio niente, ma non potevo deluderlo o tradirlo, perché ero il suo interprete. Allora, gli dicevo: - Oh, yes, John, very nice, very nice -. Lui contento, io pure” (da Hurrà Juventus, luglio 1963). Si può attingere anche a “pianeta-calcio.it” per sapere qualcos’altro di questo schivo campione. A questa testata, nel 2013, ha rivelato che il suo momento più bello da calciatore, è stato “quando ho esordito a San Siro contro l’Inter, con la maglia della Juventus, ho firmato una doppietta al grande Ghezzi e abbiamo vinto tre a uno”. Lo Scudetto più bello, invece, è “il primo, quello conquistato nel 1957-58, perché non eravamo favoriti, col Milan candidato alla vittoria finale: la differenza la fecero due campioni come Charles e Sivori”. A proposito di jolly e di caratteristiche tecniche, sentite qua, sempre da “pianeta-calcio.it”, dove si definisce un tipo di giocatore “un po’ come Marchisio: magari lui è più veloce, però, avevo una buona falcata ed ero forte di testa. Ho fatto quasi tutti i ruoli, tranne il portiere e il terzino”. Ciao Umberto, grazie, e che la terra ti sia lieve.
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