Non ci poteva essere ritorno migliore per la Juventus nella nuova Champions League, una vittoria chiara, netta, con un punteggio anche striminzito per quanto vistosi, contro una squadra che comunque è una nobile del calcio europeo, il PSV Eindhoven, ovvero la squadra della Philips, antagonista dell’Ajax, attuale capolista del campionato olandese a punteggio pieno. Prestazione davvero notevole, una perla di Yildiz, il giocatore più atteso, ad aprire le danze, un piccolo fastidioso neo, il gol incassato proprio qualche secondo prima del triplice fischio finale, che non deve però oscurare quanto vistosi fino a quel momento. Notazione: come nel 1995, il ritorno della Juventus in Champions, ad aprire le marcature un numero 10, allora l’esordiente Alex Del Piero, adesso l’esordiente Kenan Yildiz, due gol praticamente identici. Se tanto mi da tanto … diciamo che la Juventus qualche soddisfazione in questa competizione potrebbe passarsela.
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Vi confesso che ho seguito gran parte della ripresa guardando nervosamente il tabellone e i minuti di gioco, per vedere quanto mancasse alla fine. Vi chiederete il perchè, a risultato praticamente acquisito, la ragione è semplice, temevo che una delle prestazioni più belle degli ultimi anni in Europa, venisse macchiata in tutto o in parte dalla emozione, dalla inesperienza di un gruppo di fatto esordiente in CL, considerando pure che il 3 - 0 per quanto vistosi era davvero striminzito rispetto a quanto prodotto e considerando altresì che di fronte non si aveva una formazione cuscinetto. Come detto, la macchiolina, a tempo praticamente scaduto, è arrivata, un gol evitabilissimo, frutto proprio del rilassamento finale di giocatori che attendevano solo il fischio finale, ma non inficia quello ha stasera ha esibito la Juventus, prestazione da stropicciarsi gli occhi, autorevolezza direi anche inattesa, squadra che non si è fermata dopo il vantaggio, nè dopo il raddoppio, ha saputo anche abbassare i ritmi e alzarli quando opportuno, ha saputo controllare e non perdere i nervi quando ad inizio partita gli avversari avevano il comando del gioco e sul loro dato destro d'attacco (Bakayoko, che giocatorino, eh?), mettendo in sofferenza più volte la nostra retroguardia. Ripeto fino all'ossessione, questa Juventus della ricostruzione è ancora un cantiere aperto, lo sarà a lungo, di fatto non sarà questa la vera Juve, ma la base della Juve del futuro, però è importante che la base su cui costruire una grande squadra per i prossimi anni, si presenti nel migliore dei modi, esibisca già numeri e mentalità da potenziale squadra vincente, che pur non essendo favorita nelle competizioni in cui partecipa, le giochi per provare a vincerle, una squadra che si chiama Juventus non può solo partecipare, ma partecipa per vincere, anche quando è in una fase come quella attuale, che poi non vinca diventa secondario se si è fatto il proprio dovere, si è dato il massimo e si deve capitolare al cospetto di squadre più forti.
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L'emozione degli esordienti era palpabile nel primo quarto d'ora, squadra che appariva contratta, che non riusciva a trovare le misure fra i reparti, che sembrava in notevole difficoltà a centrocampo, contro avversari più collaudati e con meccanismi di gioco già ben assimilati. Passato il momento difficile, sono saliti in cattedra proprio quelli più attesi, il nuovo numero 10 bianconero, Yildiz, il grande investimento economico nel mercato, Koopmeiners, con un Locatelli che è davvero un giocatore ritrovato, ed un Nico Gonzalez che è andato via via crescendo di minuto in minuto, il doppio vantaggio a fine primo tempo a ben vedere rappresentava un punteggio anche bugiardo, come pure il finale è davvero il minimo, purtroppo in questo momento Vlahovic fa a pugni con il gol. Parliamo dei singoli. Indirettamente ne ho parlato, Yildiz aveva fatto storcere il naso nelle ultime due gare, oggi ha confermato di essere il nostro numero 10 del futuro, è ovvio che a meno di 20 anni non ci si può aspettare continuità ad altissimi livelli, c'è solo da accompagnarlo nella maturazione, la qualità c'è tutta, non solo per il gol da cineteca, il "giro alla Del Piero". Koopmeiners è impressionante, va visto allo stadio, in tv magari non rende il suo movimento senza palla, il suo collocarsi sempre nella zona giusta di campo, il suo giocare di prima e il suo sapersi inserire. Bene Nico Gonzalez, presente in tutte e tre le marcature, bene pure la scelta di McKennie, giocatore che per il secondo anno di fila fa i capricci perché evidentemente vuole rimanere in bianconero e giocarsi le sue chances; come pure sorpresa positiva anche la prestazione di Kalulu, arrivato con tanti dubbi da parte della tifoseria. Non ho visto gente insufficiente, anche quelli subentrati, come Fagioli, evidentemente motivati dal palconscenico europeo. Infine Vlahovic: tutto sommato lo assolvo, ha fallito gol, cosa teoricamente imperdonabile per un attaccante di grande squadra, ma sarà il momento no, quello che è certo, è sempre stato partecipe e di fatto è stato protagonista di un assist e mezzo: insomma non mi pare il caso di sparare sul nostro numero 9.
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Parliamo di Thiago Motta e di moduli di gioco, oltre che di scelte. Ammettiamolo, l'avere inserito McKennie aveva lasciato dubbi, specie dopo i primi minuti, poi si è visto che è stata una scelta intelligente, la squadra è stata camaleontica, 4 - 1 - 4 - 1 in non possesso palla, 4 - 3 - 3 in fase d'attacco, con due mezze ali sempre pronte all'inserimento e occupare l'area di rigore, evidentemente in questo momento nè Thuram, in ripresa dopo l'infortunio, nè Douglas Luiz sono in condizione di poterlo fare; la lettura della partita è stata impeccabile, idem i cambi, la squadra non ha mostrato cedimenti, anzi i nuovi entrati si sono tutti ben disimpegnati. Ccome dire un esordio positivo pure per lui.
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Ribadisco la mia critica alla formula, specie considerando la differenza reti finale come elemento per determinare i piazzamenti, chi avrà la fortuna di incontrare squadre materasso, avrà un vantaggio ingiustificato, rispetto a chi dovrà incontrare squadre molto più forti, per dire, l'Aston Villa è quarta fascia ed incontrarla non è avere a che fare con Young Boys o DInamo Zagabria, almeno in relazione alle squadre in campo ieri sera. Dico ciò perché uno degli elementi di valutazione sulla classifica del girone, in caso di parità di punti, sarà la differenza reti e in caso di parità, il numero dei cartellini rimediati, ovvero due elementi decisamente aleatori, perché matureranno non a parità di squadre incontrate.
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Passiamo ad altre vicende, più dolorose. Ho avuto modo di dire spesso che la Juventus che ho amato di più è stata quella allenata da Dino Zoff, quella che più di ogni altra a mio giudizio ha impersonificato in campo i motti juventini del fino alla fine e del vincere non è importante ma è l'unica cosa che conta. Perchè magari non avrà vinto, essendoci squadre più forti in quel momento, il Napoli di Maradona, il Milan degli olandesi (nonostante Sacchi), l'Inter, quella seria, di Trapattoni e dei tedeschi Matthaeus e Brehme; eppure in campo non tremava affatto di fronte a questi squadroni dell'epoca, anzi il doverli affrontare li caricava ulteriormente, al punto che per me rimane una delle più belle imprese bianconere quella coppa Italia 1990 vinta in casa del Milan. Non aveva fuoriclasse, ma gente che sputava il sangue per quella maglia. Ed un centravanti che era arrivato in sordina, con scetticismo generale, in quanto proveniente dalla serie B, dal Messina, che tuttavia in quell'anno andò ogni più rosea aspettativa, conquistandosi pure la Nazionale, divenendo il protagonista delle famose "notti magiche" di Italia '90, Salvatore, "Totò" Schillaci. Che oggi ci ha lasciati, ma il cui ricordo non verrà mai cancellato. Se abbiamo amato e sofferto per quella Juve, molto è dipeso da lui, dal suo furore in campo, che lo portava ad andare ben oltre il suo valore tecnico e le sue capacità. Basti solo pensare che nella Nazionale di Vicini era la terza scelta, si fece preferire a due mica male come Carnevale, attaccante del Napoli di Maradona e Careca, e Vialli, il più forte attaccante italiano. Come dire, arrivò quasi da turista aggiunto, finì da capocannoniere del torneo, se quel mondiale è rimasto indimenticabile, lo si deve a lui. Ciao Totò, che la terra ti sia lieve
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