“Affinchè tutto rimanga come prima, occorre che tutto cambi”, la famosa frase di Tancredi di Salina, divenuta universalmente il paradigma dell’immobilismo e della permanenza dello status quo, diventa quasi una banalità al cospetto di quanto accade nel calcio italiano. Perché i personaggi del nostro calcio hanno oltrepassato quel principio, anzi direi ne hanno costruito uno nuovo e molto più crudo e cinico, “affinchè tutto rimanga come prima, occorre che tutto rimanga come prima, a patto che si prometta che tutto cambi”. E’ quanto accade dal 2018, il calcio italiano precipita sempre di più, Nazionale due volte non qualificati ai mondiali, con la possibilità che si concretizzi pure la terza di fila; campionato che perde di fascino, divenuto non più punto di arrivo dei big del calcio internazionale, ma punto di passaggio per arrivare a campionati più competitivi; Serie A divenuta inferiore come livello pure alla Ligue One francese, un tempo vista dagli italiani come campionato quasi al livello della nostra serie B; stadi sempre più fatiscenti, uno solo finora adeguato per Euro 2032, quello della squadra più perseguitata d’Italia. In compenso sono sulla cresta dell’onda le squadre modello della mediocrità quali Napoli e Inter, non si vedono idee nuove per il futuro, ma come solito sentiamo i soliti noti promettere riforme, rinnovamento, rilancio del nostro calcio. Così parlò Gravina per essere rieletto al terzo mandato, così parlò pure De Siervo, A.D. della Lega Serie A, così parlò pure Simonelli, unico nome nuovo, alla presidenza di Lega, ma solo perché occorreva dare una faccia nuova che fosse comunque identica a quella precedente, così parlò infine Rocchi, che dopo una stagione disastrosa arbitrale, l’ennesima, parla di cambiamenti e miglioramenti, quali non è dato sapere. Il tutto condito da un riconfermato Chinè, addetto ad insabbiamenti e persecuzioni a seconda dell’obiettivo, ed una giustizia sportiva sempre nelle mani del clan dei napoletani. Insomma tutti promettono riforme, tutti ammettono la grave crisi del sistema, tutti a pretendere di essere credibili quando sono loro i responsabili di questo degrado. Il dramma vero è che non si vedono alternative nell’immediato, sembra che a tutti stia bene che la Serie A sia divenuta sorta di cimitero degli elefanti, nel quale vengono a chiudere prima della pensione vecchie glorie come Modric, De Bruyne, ritorna pure Dzeko e vedremo quale altro elefante a fine carriera approderà qui; i giovani talenti vanno via, Leoni del Parma va a Liverpool, come l’anno prima Calafiori all’Arsenal, andato via pure Retegui, centravanti della Nazionale e capocannoniere uscente. E purtroppo noi juventini non possiamo parlare più di tanto, visto che adesso anche la Juventus è in “maggioranza” a sostegno di Gravina e di questo sistema, lo stesso che ci ha perseguitato e danneggiato da anni.
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Ho avuto modo di scriverne e parlarne anche nelle mie dirette sul canale, se da un lato vorrei, come tutti i tifosi, una proprietà ed una dirigenza combattiva, che provasse seriamente a smuovere le acque, a intestarsi una vera battaglia riformatrice e di rottura dell’attuale immobilismo, dall’altra mi rendo conto che in un contesto nel quale nessun altra società intende combattere il sistema, o se urla è solo per ottenere qualche contentino (leggi Delaurentiis), il sistema mediatico è colluso, al punto di diventare carnefice con chi deve essere distrutto dai potenti del Palazzo, e totalmente garantista e servile quando c’è da insabbiare e occultare altre porcate: guardate l’atteggiamento per le vicende finanziarie dell’Inter, ascoltate il fragoroso silenzio di Chinè sulla vicenda Osimhen (Delaurentiis rinviato a giudizio, Juventus condannata solo su notizie di indagini, fornite dall’ineffabile Santoriello), ricordate l’insabbiamento della vicenda curva nord Inter, per citare solo le più clamorose, e forse anche voi come me vi porrete il dubbio che per chi deve investire denaro nel calcio italiano, in una società come la Juventus, forse non è proprio il caso di continuarlo a fare e rinviare il tutto o ad una cessione della squadra o a quando potranno cambiare gli equilibri. Quello che è certo, da un anno circa, la società è silente, come nel recente passato peraltro, ma appare ancor più remissiva e sottomessa, abbiamo tutti la visione delle foto della visita di Gravina alla Continassa, una manifestazione di potenza, la sua, una dimostrazione che anche la Juventus è sotto il suo controllo e, dunque, di Marotta, uomo forte del nostro calcio, che appunto ha bisogno di debolezze altrui per essere l’unico garante di chi apparentemente comanda. Le mosse della proprietà mi sembrano andare in questa seconda direzione, sopravvivere in attesa di momenti migliori.
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La scelta di Comolli, francese, uomo totalmente nuovo nel nostro calcio, mi sembra proprio una scelta di prospettiva non certamente di breve termine, siamo di fronte all’ennesima rivoluzione dirigenziale, al quinto Direttore Generale, in sette anni, ad un organigramma ancora incompleto, manca il Direttore Sportivo, e questo ad agosto inoltrato, ad una settimana dall’inizio del campionato. Siamo pure al quinto allenatore in sette anni, praticamente nessuno è arrivato a fine contratto in maniera ordinaria, Sarri esonerato, Pirlo sostituito a fine stagione, Allegri esonerato, Thiago Motta esonerato, ora Tudor, che formalmente è allenatore riconfermato, ma in realtà è il nuovo allenatore per questa stagione. Troppi cambiamenti in poco tempo, non appartengono alla storia della Juventus, come pure non appartiene alla storia della Juventus varare un progetto e rimangiarselo dopo una sola stagione, unica eccezione la stagione di Montezemolo – Maifredi, a metà proprio del lungo periodo senza scudetto, dal 1986 al 1994. Inutile tornare sul passato più o meno recente, deleterio ancora proseguire nelle polemiche e nelle divisioni della tifoseria, nei vedovismi o nelle critiche ai vedovismi, proviamo una volta per tutte a chiudere quella pagina e pensare che se siamo tifosi della Juventus, la Juventus oggi è questa, non dobbiamo fare altro che sostenerla. Anche a costo di ingoiare dei bocconi amari. Non è questione di realismo pessimista, ma solo di prendere atto che oggi tifare per questa squadra significa accettare Comolli, accettare le sue scelte, il mercato che si sta operando, augurarsi che sia la strada giusta per tornare a vincere anche se non la strada più breve ed immediata. Che poi, non è detto che non si possa vincere anche nel breve periodo, è successo nella nostra storia, è successo anche nel 2011 -12. Quello che è certo, dal mio punto di vista, dopo anni in cui in estate eravamo molto fiduciosi e speranzosi di far bene o far grandi cose, quest’anno penso che siamo tutti convinti che la squadra andrà avanti a fari spenti, in sordina, giornata dopo giornata, poi a fine stagione si tireranno le somme. Tradotto, un nuovo anno zero, l’ennesimo, con la speranza che sia davvero l’ultimo anno zero e che si torni a contare quanto prima. La conferma di Tudor è già una buona notizia, conosce il gruppo, ne ha preso le redini quando sembrava in caduta libera, lo ha portato al traguardo minimo stagionale, può quindi continuare nel suo lavoro, dopo averne posto le basi. Il mercato è ancora in alto mare, se lo vediamo esclusivamente sul piano delle partenze e degli arrivi, due soli nomi nuovi, David e Joao Mario, partenze che hanno destato qualche perplessità, quale Mbangula, Alberto Costa. Solo che lo scorso anno c’erano stati tanti arrivi che hanno tradito le attese, arrivi peraltro molto costosi, Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Koopmeiners, come dire, non è che il nome e la cifra investita sia sempre una garanzia di scelte azzeccate e vincenti. E che ancora è irrisolta la grana Vlahovic, in scadenza al prossimo anno. Ci sono pure i fantasmi da smaltire, Arthur, Milik, eredità di scelte scellerate del recente passato bianconero. Diciamo che il più importante acquisto si rivela per adesso il rientro di Bremer, che tantissimo è mancato lo scorso anno, riaverlo significa rimettere nuovamente a posto la difesa, tornare a quella solidità che, per dire, lo scorso anno ci aveva consentito una fase iniziale di campionato che faceva presagire ben altro sviluppo successivo. Diciamo inoltre che, come sostenuto più volte, l’organico non è scadente, è anzi competitivo se al completo, ma per diventare vincente ha bisogno di un paio di innesti azzeccati, a centrocampo e almeno il ritorno di Kolo Muani, dato per certo, ma ancora non ufficiale. Con il mercato che si chiude a campionato già iniziato, non è dato ancora conoscere se e chi arriverà ancora, se l’organico rimane questo, c’è solo da sperare che Tudor faccia il miracolo di recuperare quei giocatori che lo scorso anno hanno profondamente deluso. In sostanza la Juventus è un punto interrogativo, solo che qualche segnale è più che confortante, le amichevoli pre campionato hanno evidenziato segnali confortanti, sono sempre amichevoli estive, ma vincere a Dortmund e Bergamo, non è facile neppure in amichevole.
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Per quanto riguarda le altre squadre, non possiamo non prendere atto che la grande favorita per la prossima stagione è la squadra campione d’Italia in carica, il Napoli di Conte. Volendo rimanere asettico e non spendermi in elogi ed encomi verso il nostro ex capitano e allenatore, per la sceneggiata di fine maggio scorso, devo dire che per adesso è l’unica squadra che ha certezze, ha operato bene finora sul mercato, a cominciare dall’arrivo di De Bruyne, anche se è di oggi la notizia del grave infortunio di Lukaku, ed è da verificare se Lucca sia all’altezza di poterlo sostituire. Sarà comunque un grosso vantaggio quello di essere l’unica squadra tra le prime piazzate della scorsa stagione, ad avere confermato la guida tecnica, dato che Inter, Milan, Roma, Lazio, Fiorentina e la stessa Juventus, hanno cambiato. Dopo i partenopei, in molti mettono come principale rivale per la lotta scudetto, il Milan. E’ tornato Allegri dopo dodici anni, grandi colpi di mercato, a cominciare da Modric, che pur avanti negli anni ritengo possa fare benissimo in Italia (e sarebbe l’ennesima dimostrazione della decadenza del nostro calcio), squadra molto rinnovata, ma una guida sicura. Quindi l’Inter, per la sua forza soprattutto fuori dal campo, che ha un esordiente o quasi, visto che Chivu ha uno spezzone di campionato al Parma, essendo subentrato a Parma. La sceneggiata Lookman sembra avviata alla conclusione, il problema è stato risolto con una maxi plusvalenza grazie all’acquisto dell’Atalanta di Zalewski, giocatore che non ha una partita intera da titolare all’Inter dove era approdato a gennaio: quindi vedrete che il nigeriano vestirà l’altro nerazzurro lombardo e tutti vivranno felici e contenti, con Chinè da testimone di matrimonio, lui che mise in dubbio le plusvalenze per giocatori tipo Orsolini e Dragusin. Altra squadra che è un punto interrogativo, ma con delle certezze di partenza, la Roma. La certezza è Gasperini, il resto è altamente incerto, probabilmente la squadra potrà fare meglio delle scorse stagioni, non è però dato capire fino a che punto. Viceversa, sull’altra sponda della Capitale, non vedo molto bene la Lazio, il richiamo di Sarri a mio giudizio è un tentativo di mettere una pezza, un allenatore esperto che conosce già l’ambiente, per coprire le lacune dell’organico. Per il resto, il Bologna ha confermato Italiano, ha vinto un trofeo, la Coppa Italia, dopo oltre cinquant’anni, penso che sia allo stesso livello delle stagioni precedenti; la Fiorentina è andata sul sicuro richiamando Pioli, ha sempre ambizioni di fare il salto di qualità, ma probabilmente si ripeterà agli stessi livelli precedenti. Poi ci sono le outsider, quali il Como che dopo una salvezza tranquilla, punta decisamente al lato sinistro della classifica, magari con qualche speranza di piazzamento per l’Europa; l’Atalanta che mi sembra in fase calante, sia per avere perso Gasperini, sia per le partenze in attacco, il recupero di Scammacca non penso sia sufficiente; il Torino che cambia sempre per ripetere sempre le stagioni anonime della gestione Cairo. Infine la lotta per la salvezza che vedrà impegnate le neopromosse, come ormai accade da tanti anni, e le solite squadre già ormai oleate in questa lotta, quali Cagliari, Genoa, Verona, Parma, con i genoani probabilmente essere quelli che dovranno faticare di meno per una comoda salvezza.
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